TRAMM > Blog > LA FAVOLA DELLA BUONANOTTE

LA FAVOLA DELLA BUONANOTTE

Buon Rodaridì a tutti!
Anche oggi potete votare la storia che preferite accedendo a questo link: La Favola della Buonanotte

La storia che riceverà più voti, venerdì verrà premiata.  Non perdiamo altro tempo: le votazioni sono aperte solo per oggi, lunedì 25 maggio!


RODARIDÌ
 

IL CANTASTORIE E LA PRINCIPESSA, dedicato a E.
Vi era un bambino biondo, sui 12 anni,  passeggiava su di una stradina con pupazzo, pensando a tante storie che aveva in testa. Si rilassava tanto a pensarvi, perché era il suo mondo. Pensando e canticchiando, scorse una bimba moretta dall’altro lato della strada. Non sorrideva molto e teneva lo sguardo chino verso terra. Mentre camminava nella direzione opposta, il bambino non potè fare a meno di notarla, rallentò il passo e sentì qualcosa che non riusciva a spiegarsi, come un formicolio, una tensione, e guardò la bambina finché non la vide allontanarsi. 
Un altro giorno era in un parco su di un’altalena  che cantava una filastrocca, e mentre si dondola, vede passare di nuovo quella bambina, e si accorge di quanto siano lunghi i suoi capelli e grandi i suoi occhi, anch’essi neri. Le sorride, ma lei non alza lo sguardo. La vede impaurita, e ha paura di darle fastidio. Ma è rapito.
Le chiede come si chiama, lei si ferma non risponde, lui prova ad accennare un sorriso, lei fa una piccola smorfia tenera, ma la paura la assale di nuovo e cammina via velocemente.
Intanto il bambino pensa costantemente alla bambina, e decide di farle un disegno, e si porta con se’ quel disegno, come un portafortuna. Anche alle verifiche di scuola.
Un giorno d’estate a luglio, mentre vari bambini giocano nota di nuovo quella cara bimba, sola soletta. Nota in lei ancora diffidenza, difatti ella sta in un angolo, forse a leggere qualcosa, forse a scrivere, forse a giocare. Chissà. 
E allora decide di farle un altro disegno, stavolta meglio, visto che non si sente molto bravo. E prova dopo qualche ora ad avvicinarsi a lei. Le offre un kinder, le sorride accetta e poi con una scusa scappa via. 
L’estate scorre e i suoi bimbi si intravedono più volte, poi ad un certo punto il bimbo scopre che la bambina abita dai nonni in un paesino vicino. Nonostante una paura boia della bici, decide di prendere la bici e di andare a trovarla. Fa molto fatica perché non è abituato, e arrivato in un parco cade e si sbuccia un ginocchio. E gli cade lo zaino.
La bimba passa, molto più tranquilla del solito lì vicino, e scopre per terra..un disegno che la raffigura. Si stupisce, si guarda… e si chiede chi possa averglielo fatto.
A settembre, sui banchi di scuola, sbirciando negli zaini altrui, scorge un disegno simile, ma più fantasioso: ella è vestita di bianco e si incammina verso una collina su di un castello. Ruba il disegno.
Il bambino cerca disperatamente il suo disegno, di cui era orgoglioso. E ad un tratto gli prende un colpo: è proprio lei? E ha in mano…quel foglio, quello? Lei lo vede , lui la vede. Lui  non sa che fare e fugge. Lei lo insegue in un bosco lì vicino e gli urla grazie. Lui si gira, e per la prima volta vede quella bambina sorridere, ma non come quei sorrisi forzati a scuola o tra amici…come lui ha immaginato.
Lei gli chiede se sia suo il disegno. E lui gli mostra tutti i disegni che ha fatto di lei, e scopre alcuni che aveva preso lei. Che sollievo.
Si presentano, si stringono la mano,  e lei gli racconta che ama scrivere storie. Lui allora improvvisa, per lei, una delle sue storie. E si stupisce di come lei lo segua, nonostante un bel caos di memoria. Lei gli chiede se abbia voglia di crearne di farne una per lei. E lui gli risponde, che quelle erano tanto belle che le ha scritte a casa. E lei gli chiede se può vederle, cosicché lui la invita. Lei in risposta, gli da un piccolo, timido, bacio sulla guancia. Lui non trattiene il colpo  e si inchina. Lei si inchina a sua volta. 
I due, si incamminano verso la casa. Ma questa, è un’altra storia. 

Mirko

 

IRENE E PIETRO, dedicato a Irene e Pietro 
Sei arrivata come luce piena, come soffio tiepido di primavera, come calore sei arrivata, ed eri tanto attesa. Era freddo il clima fuori, ma tu l’hai invaso della tua presenza piccina, ma ricca di calore. Ti ho guardata meravigliata, stupita per i tuoi occhi blu’ color del mare che penetrano il mondo.  Il ricordo è, e sempre sarà in me quando piangevi io ti cullavo,  insieme guardavamo la luna e le stelle, sono ancora li. Quanti abbracci, baci, coccole ci siamo scambiate. Ora sei cresciuta la nostra luna e le stelle sono ancora li, molto più grandi e lucenti. Tu sei la mia principessa. Quando ti tengo la mano per farti addormentare la mia fantasia vola con i tuoi pensieri. Con Isabella il tuo cavallo bianco, percorri quella strada un po’ in salita che si chiama vita. Raggiungerai la tua meta.  Abbiamo fatto molte cose insieme e tante ne faremo, sognare di volare, di volare e salire sulla luna con le gambe a penzoloni, aspettare il sorgere del sole avvolti nella coperta di polvere di stelle, cantare la ninna nanna che tanto ti piace. Quando arriva la sera affacciati alla finestra e sul viso sentirai un soffio di vento, questo è il mio bacio della buona notte…LA FAVOLA CONTINUA………
Sono Pietro, il principe, vedete! Finalmente sono arrivato!!!!! A cavallo di Isabella, la fiaba è cosi iniziata, mamma e papà l’hanno tessuta con i fili dell’amore, che ti condurranno a crescere secondo la voce del cuore. Spalancherai sul mondo gli occhi belli, li alzerai per rubare le stelle. Tutto è nelle tue piccole mani, ora abbandonati ai tuoi sogni colorati, corri col tuo cavallo, c’è Irene che ti aspetta, là nel castello dove lei è la principessa, ci sarò pure io in questo mondo fatato, anche se il tempo, il mio aspetto sarà mutato. Volteremo le pagine degli anni, principi e principesse cresceranno, nella vita cammineranno, ma saranno uniti nei sigillo dell’amore che avrà saputo battere al dolce ritmo del cuore.
NINNA NANNA, NINNA OH …
QUESTA PRINCIPESSA A CHI LA DO’
E QUESTO PRINCIPE A CHI LO DO’….

Carla

 

LA COLLANA DEGLI ELFI, dedicato a tutti coloro che sognano grandi e piccini
La nostra storia comincia a Dublino, in una vecchia libreria. Un giorno un giovane ragazzo di nome Birillo Stone era alla ricerca di un regalo per una ragazza Elle Smith. Billy non era un bellissimo ragazzo, era basso per avere 15 anni… capelli scuri ereditati dalla nonna italiana, però era intelligente e generoso; Elle era invece era la ragazza più bella del quartiere degli artigiani, capelli rossi, occhi azzurri, alta…insomma pensò Billy “Potrei essere il suo portachiavi” e questo lo fece sorridere, ma ad un tratto guardando la vetrina della libreria notò un piccolo libro verde come i prati d’ Irlanda.. E sulla copertina era disegnato un simbolo che ricordava una collana, entrò e chiese quanto costasse, gli rispose il vecchio proprietario: – Non è in vendita perché questo libro sarà donato a colui che risolverà un indovinello-, – E quale chiese Billy?-. 
– Tu credi alle fate o gli elfi? Oppure pensi che siano solo storie per bambini?-
Billy rispose: – In realtà io non ne ho mai viste una di fata né ho incontrato un elfo di nessun tipo, ma parlami del indovinello vorrei regalare questo libro a Elle sperando di conquistarla-
– Ecco l’ indovinello è questo: se tu avessi  tre vasi, in uno conteneva un erba per diventare ricco, un altro un vino per diventare bellissimo, infine un vaso contiene la saggezza..cosa sceglieresti dunque?-  Domandò il padrone della libreria. Billy si mise a pensare: – Se diventassi ricco le ragazze vorrebbero solo i miei soldi, e se invece fossi bello vorrebbero solo uscire con me per vantarsi..penso che sceglierei di essere saggio almeno vedrei con i miei occhi ciò che desidero e non ciò che vogliono gli altri..
– Bravo ragazzo il libro è tuo- gli disse il vecchio mostrando un bel sorriso e mentre stava per uscire felice il vecchio disse: – Un ultima cosa- togliendosi il cappello e mostrando due piccoli corni – Non  esistono soltanto gli uomini in questo mondo, rammentalo sempre- 
Billy si mise a correre a perdifiato verso il quartiere degli artigiani dove finalmente trovò Elle: -Ho un regalo per te- disse Billy:- Guarda-
Elle prese il libro e mostrò un sorriso enorme lo baciò sulle labbra: -Finalmente posso tornare a casa-  disse Elle.
– Ma quale casa?-
– Vedi Billy io in realtà non sono umana- mostrando dietro il vestito due ali azzurre- e nel libro vi è la mappa per tornare al mio regno-
– Ed io?- Billy chiese
– Caro Billy ti porterò nel mio cuore.. grazie- E volò via.. a Billy non rimase solo una cosa da fare: tornare a casa triste…”a che serve essere saggi se poi si è soli?” Si chiese..ma poi vide per terra una collana la raccolse e una ragazza che era sul ciglio della strada: -Perché non la regali a me?- Billy la vide era una ragazza carina: -Va bene ma non sarai per caso una fata?-
– Ma sei matto? Lo sanno tutti che non esistono-
– E sia questa collana è tua…-
– Grazie- disse lei, e si presero per mano camminando insieme verso il tramonto. Erano una bella coppia lui un po’ basso e lei un pochino più alta con un cappello colorato che nascondevano due splendide orecchie a punta..

Carlo

 

IL SIGNOR BUIO, dedicato a Ivan
C’era una volta, tanto tempo fa, un piccolo albero di nome Birillo che viveva in un bosco in cima alla montagna. Birillo era coccolato da tutti gli altri grandi alberi e sognava spesso di diventare come loro anzi, anche più alto di loro. Lilly la quercia gli raccontava sempre delle bellissime favole e gli insegnava molte cose, soprattutto aveva imparato che gli alberi erano esseri viventi molto importanti, perché era grazie a loro che gli uomini potevano ripararsi dal caldo, potevano respirare, e la natura non sarebbe mai stata così bella senza di loro. Ma Birillo, come tutti i piccoli e aggiungerei anche grandi, aveva molte paure. Quando calava la sera ed il cielo si oscurava il buio lo spaventava e con i suoi piccoli rami cercava un contatto, quasi un abbraccio, con gli alberi vicini come in cerca di protezione. Una notte si alzò un forte vento, le fronde degli alberi si scuotevano quasi impazzite provocando dei sibili spaventosi. Birillo tremava più per la paura che per il vento, con i suoi piccoli rami cercava invano un contatto con gli altri alberi, ma il vento non glielo permetteva. Allora si mise a piangere, ad un tratto però sentì una voce che gli disse: ”Birillo non disperare io sono con te, non devi avere paura ti proteggerò io, sono il signor Buio e starò vicino a te sino a che non arriverà la signora Luce. Tutti mi temono, ma io non faccio male a nessuno anzi nella notte io vi proteggo”. A quelle parole Birillo smise di piangere e ad un tratto si sentì investire da un abbraccio immenso e così si addormentò. Il giorno seguente il vento si era calmato e Birillo raccontò agli altri alberi cosa gli era accaduto la notte precedente. Lilly la quercia allora disse: ”Hai visto Birillo ora hai un altro amico: il signor Buio. Lui è amico di tutti noi e non bisogna averne paura”. Crescendo Birillo e il signor Buio divennero amici inseparabili e la sua paura svanì per sempre.

Ivan ed Emanuela

“NO, A LETTO NO!”, dedicato ad Elizabeth e Marta
C’era una volta, in un tempo lontano e in un luogo indefinito, una bambina di nome Larissa. Aveva il  viso scarno e la carnagione pallida, e di  giorno era perennemente assonnata. La mattina si alzava sempre in ritardo, e durante la colazione le cascava la faccia nella tazza del latte; a scuola sul banco teneva un cuscino per evitare di sbattere la testa ogni volta che le cadeva per il sonno, e se  giocava a nascondino veniva ritrovata addormentata nei posti più impensabili, anche dopo parecchie ore. Ma quando arrivava la sera, e il momento di andare a dormire si avvicinava, Larissa diventava improvvisamente attiva e irritabile. Ripeteva in continuazione “No, a letto no!” urlando e piangendo,  e inventava ogni volta una scusa diversa pur di non andare a dormire: doveva contare le lucciole in giardino, monitorare la traiettoria di un meteorite, verificare l’efficacia notturna dell’anti-zanzare…ma tutte queste scuse nascondevano un’unica verità: aveva paura del buio, o meglio, aveva paura di tutti gli esseri spettrali che a suo dire si nascondevano nella stanza. I genitori non sapevano più cosa fare per aiutarla a superare questa paura. Le avevano provate tutte: tisane di melissa e camomilla,  ninna nanne infinite, pareti della camera dipinte con fringuelli rosa, un gregge di pecore in giardino da contare, un lampione in mezzo alla stanza per farle luce….ma nulla…ogni sera Larissa si rifiutava di andare a letto. I genitori, ancora più esausti della bambina, decisero quindi di rivolgersi alla signora Gengiva Sdentata, una vecchina del villaggio, conosciuta da tutti per aver curato intere generazioni di bambini insonni. Tra la gente si vociferava che tenesse con sé  i poveri  malcapitati per un’intera settimana, e li sottoponesse a castighi per i quali poi i bambini decidevano che fosse meglio andare a letto senza capricci. Si diceva addirittura che insieme a lei vivessero orchi, lupi, e fantasmi, e che i bambini sarebbero finiti nelle loro grinfie se non avessero imparato ad andare a letto da soli. I genitori di Larissa, la lasciarono con molte perplessità nelle mani dell’anziana signora…ma non avevano altre soluzioni. La bambina invece non era poi così preoccupata all’idea di qualche giorno di villeggiatura, e salutò i genitori senza fatica, che passarono una settimana in lacrime aspettando il suo ritorno a casa. La signora Gengiva Sdentata era molto gentile con lei e l’aveva accolta con la stessa dolcezza di una nonna. Agli occhi degli adulti aveva un aspetto da strega, ma a quelli di Larissa era solo un’anziana signora un po’ sciatta, ma con lo sguardo buono. Dopo una settimana la bambina tornò dai suoi genitori, e l’unica cosa che Larissa  raccontò fu che la casa della signora Gengiva Sdentata aveva sette stanze degli ospiti, ognuna occupata da un ospite diverso, con cui aveva trascorso le sue giornate. I genitori quindi pensarono che la figlia avesse passato il tempo insieme a bambini con il suo stesso problema di sonno, ma Larissa disse “Ho passato le mie giornate in compagnia delle mie paure”.  La sera, quando venne il momento di andare a letto, la bambina stupì tutti recandosi nella sua stanza da sola, senza urla o capricci. Prima di infilarsi sotto le coperte prese un foglietto dal taschino del suo zaino, e si mise a leggere a bassa voce:
“Dormi piccina, dormi anche tu,
e paura di dormire non averne più
Ci sono gli aiutanti della vecchina
che ti terranno compagnia fino a mattina.
C’è il mostro con i denti affilati
che ti asciuga i tuoi occhi bagnati,
c’è la vecchia signora Befana
che rimbocca la tua coperta di lana,
C’è il tuo amico Orco
che pulisce dove è sporco;
e il simpatico fantasma
che riordina il marasma;
e poi c’è il grande lupo
che riempie di carezze il pupo
c’è il pagliaccio con il naso rosso
che ti fa ridere a più non posso
e la strega che fa la magia,
tutta la paura ti porta via.
Dormi piccina, dormi anche tu,
se conosci le tue paure, paura non avrai più.”
Larissa si addormentò dolcemente e profondamente, pensando alla bella settimana trascorsa in compagnia dei suoi nuovi amici: l’orco, il lupo, il pagliaccio, la befana, il fantasma, il mostro e la strega Gengiva Sdentata.

Marianna

Facci sapere quale storia ti è piaciuta di più votandola a questo La Favola della Buonanotte
Se vuoi partecipare anche tu, dai un’occhiata al gruppo Un Mondo di Parole e inviaci una storia il prossimo weekend a info@tramm.it